La scomparsa di Ugo Gregoretti ci lascia basiti. Un uomo che ha dedicato tutta la vita al racconto per parole e immagini su grande (Ro.Go.Pa.G., Omicron e altri) o per il piccolo schermo (gli sceneggiati Romanzo popolare italiano e Il Circolo Pickwick, le miniserie Le tigri di Mompracem, Dentro Roma e molti altri). Uomo Rai, drammaturgo di piece che hanno cambiato il modo di fare televisione.
Debutta al cinema con I nuovi angeli, seguito poi dal film ad episodi Ro.Go.Pa.G. con Pierpaolo Pasolini, Roberto Rossellini e Jean – Luc Godard. Sempre del 1963 l’apologo fantascientifico Omicron.
Dopo quella breve parentesi cinematografica tornò a occuparsi principalmente di tv con molti documentari Apollon, una fabbrica occupata (1969) e Contratto (1971) e l’autobiografico Maggio musicale (1990).
A chi gli chiedeva perché avesse girato così pochi film rispondeva “Perché ho girato così pochi film? Per molti ero un miserabile rospo che usciva dal pantano maleodorante delle disprezzatissima tv, osando fare un salto nell’Olimpo del cinema”.
Sempre sul piccolo schermo aveva diretto nel 1982 un omaggio a Cesare Zavattini, alcuni anni dopo era stato l’artefice dell’inchiesta Sottotraccia, dedicata all’Italia ‘minore’ e seminascosta.
Nel contempo nei primi anni Ottanta iniziò a scrivere per il teatro allestendo più di 50 spettacoli e dirigendo dal 1985 all’89 il Teatro Stabile di Torino, non solo prosa, qualche anno prima si era dedicato anche all’opera lirica mettendo in scena L’italiana in Algeri, un’opera lirica in due atti di Gioachino Rossini, su libretto di Angelo Anelli, andata in scena per la prima volta a Venezia il 22 maggio 1813.
Nel 2002, dopo la morte di Carlo Lizzani era stato nominato all’unanimità presidente dell’ANAC (Associazione Nazionale Autori Cinematografici). Ruolo che aveva già ricoperto nel 1968.
Era nato a Roma nel settembre del 1930.