Piersanti Mattarella, fratello dell’attuale Presidente della Repubblica, che da poco ricopriva l’incarico di governatore della Regione Sicilia, stava andando a messa con la sua famiglia, quando un killer lo assassinò a colpi di pistola. Era il 6 gennaio 1980, aveva 45 anni, stava portando avanti un modello di governo all’insegna della trasparenza e dell’onestà: per lui la Sicilia doveva mostrarsi “con le carte in regola”, e la pubblica amministrazione doveva respingere i metodi mafiosi, e non più andarci a braccetto. Nello stesso anno, il 2 agosto, avviene la strage di Bologna per la quale vengono processati i fascisti Giusva Fioravanti e Gilberto Cavallini i quali sono posti sotto accusa anche dal giudice Giovanni Falcone per l’omicidio del presidente della Regione siciliana. Ma secondo la magistratura palermitana non c’erano elementi sufficienti per condannarli, mentre furono condannati i mandanti: i boss della Cupola di Cosa nostra Salvatore Riina, Michele Greco, Bernardo Brusca, Bernardo Provenzano, Giuseppe Calò, Francesco Madonia e Nenè Geraci.
E se un filo nero legasse la strage di Bologna del 2 agosto 1980 alle stragi mafiose del 92 e del 93 e ai molti omicidi eccellenti tra cui quello di Piersanti Mattarella?
Ne parliamo a Lettera 36 di giovedì 9 gennaio alla ore 13:00 (con replica alle 19:00) con Lorenzo Frigerio, coordinatore nazionale di Libera Informazione