
Alcuni giorni fa sulla rivista scientifica internazionale «Nature» è apparsa la notizia che un team di ricercatori guidato da Mauro Giacca, il Direttore Generale uscente dell’ICGEB, aveva ottenuto eccezionali risultati nello studio di una nuova terapia genetica per la cura l’infarto. La notizia ha fatto il giro del mondo ed è stata ripresa dai maggiori quotidiani italiani ed esteri. Qui, la buona notizia per i milioni di pazienti affetti da cardiopatie più o meno gravi. Quella cattiva è che il professor Mauro Giacca è ormai prossimo al trasferimento al King’s College di Londra dove proseguirà le ricerche sulla rigenerazione del cuore avviate in questi anni a Trieste e nel contempo prenderà le redini della prestigiosa Scuola di Medicina Cardiovascolare inglese. In questi giorni durante il meeting annuale del Consiglio dei Governatori di ICGEB sarà eletto il nuovo Direttore Generale che andrà a sostituire il professore italiano. Cervello in fuga? Il luminare triestino nega che la fuga sia dipesa da una maggiore percezione (oltre che di maggiori risorse economiche) che all’estero hanno per la ricerca scientifica. Ma se come paragone associamo che la Scuola inglese metterà a disposizione del suo nuovo direttore 300 ricercatori e 35 gruppi di ricerca che si occupano solo di malattie cardiovascolari mentre all’ICGEB triestino poteva contare su uno sparuto (anche se di valore) gruppo di ricercatori, non c’è storia!
Eppure da diversi anni le varie amministrazioni politiche giocherellano incautamente con il motivetto “Trieste come città della scienza”, ma da due anni si aspetta di spostare l’ICGEB in Porto Vecchio e siamo ancora in alto mare.
Il paradosso è che nel 2020 Trieste sarà la capitale europea della scienza.
Saremo capaci di sostenere tale investitura anche con fatti pratici?
Foto di Paolo Giovannini