“Il mio sogno era fare la giornalista di guerra, poi ho scoperto che non si fa, lo si diventa”. Così in questi ultimi anni come freelance Barbara Schiavulli ha scritto su decine di testate italiane e non e sui drammi delle popolazioni in guerra: dal Darfur, alla Malesia, dalle montagne afgane allo Yemen.
In un suo scritto si racconta: “Quasi quattro anni fissa a Gerusalemme, poi ovunque dove succedeva qualcosa. Ho amato tutte le storie che ho scritto. E sono stata onorata di aver conosciuto alcune persone di cui ho raccontato un pezzo di vita. Personaggi importanti e quei nessuno che per il loro piccolo mondo, erano la differenza. Dai filatelici di Baghdad che si scambiavano i francobolli mentre fuori echeggiava il suono delle bombe, alla bambina afgana, ora donna, che si è finta un maschio per poter mantenere la famiglia durante il regime dei talebani. Dalla donna palestinese che ho aiutato a partorire a un posto di blocco israeliano perché non la lasciavano passare, al coraggioso giornalista pakistano che denunciava i crimini di Stato nel suo paese, senza sapere che di lì a poco sarebbe stato ucciso. Ho scoperto la scuola di musica classica di Kabul e la scuola di balletto a Baghdad. Ho visto bambini mutilati che non si lamentavano mai, e donne costrette a vendere il proprio corpo per sfamare i figli. Nel 2005, in Iraq ero l’unica giornalista italiana che continuava ad andarci quando le testate italiane hanno deciso di non mandare più nessuno. Ho vissuto a Baghdad, travestendomi da sunnita o sciita a seconda delle esigenze e fingendomi sordomuta per non essere riconosciuta come straniera”.
Per i suoi reportage di guerra Schiavulli ha vinto diversi premi tra cui il Premio Luchetta nel 2007. Ha pubblicato quattro libri sull’argomento: Guerra e guerra. Una testimonianza, edito nel 2009 da Garzanti, Bulletpoof diares. Storie di una reporter di guerra nel 2016 per le edizioni Round Robin, Le farfalle non muoiono in cielo. Storia di una kamikaze che non voleva morire per le edizioni La Meridiana sempre nel 2016 e Quando muoio, lo dico a Dio, storie di ordinario estremismo per Youcaprint nel 2017.