La tragica morte di una donna e il modo in cui è stato raccontato dai media ci invita alla riflessione.
I passaggi televisivi e radiofonici, come del resto i giornali, in questi giorni hanno insistito in maniera unanime sulle lacrime del povero Massimo Sebastiani e il suo essere niente meno che un sempliciotto dalle mani grandi che balbetta e si esprime a gesti e non un criminale che ha ucciso senza scrupoli una donna che, tra l’altro, gli era amica, strangolandola e occultandone il cadavere con la speranza di sfuggire alla legge.
Un uomo in realtà violento e pericoloso che i cronisti hanno ricamato sopra costruendo un personaggio simile a un “gigante buono” e un amore non corrisposto facendo presa su stereotipi tipo «’L’amava, ma lei l’aveva respinto’. ‘Un gigante buono incapace di fare del male’. ‘Voleva tornare con lei, ma la donna aveva deciso di chiudere il rapporto. ‘Un raptus per troppo amore’ e l’elenco potrebbe continuare sino all’infinito.
La speranza è che tutto questo non cada nel dimenticatoio fino alla prossima tragedia, mentre il numero delle vittime continua a salire.
“Chi uccide è sempre un assassino!”